Dorothy Allison - La Bastarda della Carolina



«Ecco quale doveva essere lo scopo del mio romanzo: raccontare una storia che avrebbe dato un senso a ciò che un senso non aveva, raccontarla in modo chiaro, così che chiunque avrebbe potuto fare riferimento a essa e dire: questa è la mia storia.»

Con questa frase, Dorothy Allison, spiega nella post-fazione perché abbia scritto La Bastarda della Carolina. Un romanzo che attinge molto alla sua storia personale e la mette nelle mani dei lettori. È una storia e non il resoconto della sua esperienza personale. La Allison ha creato la protagonista, "Bone", attraverso la quale seguiamo le sue vicende personali, la sua crescita e le dinamiche della sua famiglia. Bone, osso, ossicino, ecc., è il soprannome di Ruth Anne Boatwright. La seguiamo dalla sua nascita fino ai tredici anni, mentre cresce, piena di rabbia, in una famiglia numerosa, composta da zie, zii, cugini, una madre che cerca l'amore e un appoggio economico, ma soprattutto un padre per le sue figlie.

Perché questa rabbia sempre più crescente in Bone?

Siamo nella Carolina degli anni Cinquanta. 
L'ambientazione è quella delle famiglie povere di quegli anni. Famiglie numerose, i cui membri devono accontentarsi di lavori alla giornata o in fabbrica - finché dura - e si aiutano l'un l'altro in caso di emergenze, ma anche solo per crescere i tantissimi bambini che hanno.
Zii dediti all'alcol e ai motori, alle risse e a parlare senza filtri. Zie che sono un punto di ascolto e di consiglio. Una nonna che tiene tutti uniti e che, per i nipoti, è il punto di riferimento storico della famiglia. Cugini che sono come fratelli. Pronti a proteggere, ma anche a far danni e a finire in galera come gli zii. 

Bone cresce in questo ambiente famigliare. Ama tutti i membri della sua famiglia, ma, ad un certo punto, le cose cambieranno drasticamente. 

«Perché c'è gente che picchia i bambini?
Perché c'è gente che violenta i bambini?»

Sono altre due domande che la scrittrice pone nella sua post-fazione. E riassumono ciò che è il leit motiv del romanzo. Le violenze domestiche e gli abusi sui minori. Bone è vittima di violenza da parte del patrigno e soffre in silenzio. Soffre in silenzio perché la madre è, finalmente, felice e non vuole rovinarle questa felicità. Non vuole essere lei la causa della tristezza di sua madre che, per anni, ha sempre lavorato sodo per garantire un futuro, e un pasto caldo, alle sue due bambine. 

resilienza
re·si·lièn·za/
sostantivo femminile
  1. 1.
    Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
  2. 2.
    In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.


Bone incassa e tace. 
Bone resiste.
Bone protegge sua mamma.
Bone protegge Reese, la sua sorellina.

Ma Bone, alla fine si piega fino a quasi spezzarsi.
La famiglia arriva in suo soccorso, ma qualcosa, in Bone, è cambiato per sempre. Il suo cuore si è fatto nero, pieno di rabbia, di dolore, di odio. Non riconosce più certi affetti che l'hanno delusa. Che non l'hanno protetta. Che l'hanno abbandonata.

«Forse non ero nata cattiva, ci ero diventata, come avrebbe detto nonna, ma una cosa era certa: la mia anima ci aveva messo poco, a diventare nera.»

La famiglia attraversa un momento di crisi nera, ma Bone può contare su di essa. Sui suoi zii, sulle zie, sulla nonna, sui cugini. E su sua mamma? Può ancora contare su di lei? È ciò che Bone cerca di capire, mentre nuota in quell'oceano di emozioni violente che prova. Bone non perde solo l'innocenza, ma perde anche la speranza e il senso di giustizia. I suoi occhi vedono solo attraverso il filtro della rabbia e noi lettori anche. Sentiamo la sua disperazione invaderci e riempirci. 

«Sentivo una specie di calore dietro gli occhi, che bruciava ogni cosa su cui li posavo. Era pericoloso, quel calore. Voleva uscire e incendiare tutto, tutte le cose che loro possedevano e noi non potevamo avere, tutto ciò che li faceva sentire migliori di noi.»

Noi, in più, sentiamo anche un groppo in gola nel leggere quello che questa ragazzina è costretta a subire pagina dopo pagina. Il tutto viene amplificato e peggiorato sapendo che Dorothy Allison ci sta raccontando, a suo modo, anche la sua vita. Dorothy Allison è una sopravvissuta e lo è anche Bone. Bone è sopravvissuta alle cinghiate, ai pugni, alle violenze sessuali, alla povertà e alla fame. 

Noi lettori sentiamo lo sconforto che prova la protagonista, ma anche il suo senso di impotenza. Non può fare niente per salvarsi, se non scappare per ripararsi da qualche zia, e questo ci arriva con prepotenze e ci lascia senza fiato. Così come rimaniamo senza fiato, come se avessimo appena preso un pugno allo stomaco insieme a Bone, quando leggiamo la descrizione delle violenze subite. Sentiamo rimbombare nella nostra testa il rumore della cintura che colpisce le gambe di Bone, i suoi singhiozzi, il suono sordo della sua testa che sbatte contro il muro. Sentiamo quelle dita viscide, per noi fantasma, frugare. Ne siamo disgustati, terrorizzati, angosciati. Speriamo sempre che qualche zio prenda in mano la situazione per lei. Quegli zii sempre pronti a menar le mani e a proteggere la famiglia. Vorremmo che si occupassero di Bone e la portassero via da quel mostro del suo patrigno.  

La fuga di Bone non è stata facile. E, per una sadica e antipatica ironia della vita, non lo è stata nemmeno la diffusione di questo romanzo. Pubblicato nel 1992 è stato vittima di una pesantissima censura, soprattutto nel momento in cui era stata proposta la sua lettura nelle scuole. Una scelta che ha addolorato molto l'autrice, perché sperava davvero che potesse essere un libro di conforto e di speranza per tutte quelle persone, ragazzi e ragazze, adulti, che avessero subito o stessero subendo le stesse dolorose esperienze di Bone. Ad aiutare la Allison intervenne anche Stephen King che si mise a distribuire, insieme alla moglie, copie de La Bastarda della Carolina gratuitamente a molte biblioteche dello stato del Maine.

Sapendo questo, noi lettori dobbiamo farci carico di questo compito: diffondere il più possibile questa storia. Abbiamo gli strumenti per farlo e nel 2018 queste situazioni familiari sono ancora attuali. 

Se volete leggere la post-fazione, la trovate qui.



















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