Efraim Medina Reyes - C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo


Rabbia, autodistruzione e punk a Cartagena

È un romanzo senza troppe pretese, senza una trama complicata. Si tratta della raccolta caotica di un ragazzo che nel caos ci sguazza e non ne tira fuori niente di buono, a parte qualche corto amatoriale. C'è tutto quello che la colonna sonora punk e grunge vuole sottolineare: rabbia, ribellione, confusione, autodistruzione. Una proiezione (in alcuni momenti un po' distorta) di Sid Vicious e Nancy Spungen viene messa in parallelo con la vita del protagonista. Cartagena e Bogotà al posto di Londra e New York, l'amore malato e nocivo, la vita insoddisfacente di uno che vuole essere altrove, ma che non ha il coraggio di emergere e spiccare. A volte si sfiora il patetico, a volte ci si immerge nel maschilismo. Le risse sono quasi costanti, così come le bevute e le belle frasi da sottolineare che rimangono impresse nella memoria. È una lettura scorrevole, piacevole e leggera. Senti il sapore della birra, del rum e della nicotina ad ogni pagina, i profumi femminili e la musica che rimbomba nelle casse dello stereo. Forse si può dire che sia proprio lei la vera protagonista. 

Si può parlare di romanzo generazionale, quasi di formazione. 
Non ha una vera e propria trama, forse non ha proprio una trama. Non si va da A a C, passando da B, ma non si va nemmeno da A a B. Ho parlato di raccolta di pensieri caotici di un ragazzo caotico, perché sembrano pagine di un diario raccolte alla rinfusa. Come se fossero fogli sparsi, caduti e raccolti, pinzati e distribuiti. Ma non è un problema, no. Il romanzo è godibile, leggibile e piacevole. Ci sono alcuni pezzi che si incastrano, altri senza senso, altri ancora che allontanano. Del resto, la vita non è lineare, giusto? E quindi perché dovrebbe esserla quella di un ragazzo incasinato, col cuore spezzato, che si nutre di rabbia e autodistruzione e autocommiserazione? L'alcol scorre a fiumi, il fumo delle sigarette riempie la pagine e il sesso è una delle poche costanti nella vita di questo ragazzo. Gli piacciono le donne, ma non sa come trattarle. Le venera, le adula, ma allo stesso tempo non nasconde una vena misogina e maschilista, in alcune pagine persino fastidiosa. Gli piace la cultura e l'arte, purché non sia colombiana. No, quella la odia e la disprezza. Adula l'America, in particolare New York e Bukowski. Non può sopportare il nome di Gabriel García Marquez, tantomeno i suoi romanzi, che disprezza apertamente. Vorrebbe essere altrove, invece è bloccato a Bogotà e a Cartagena. Non ha doti, anche se prova a combinare qualcosa. È, effettivamente, un personaggio pessimo, che frequenta amici pessimi, eppure in lui c'è qualcosa di positivo. Lo si nota nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni. L'amore lo ha distrutto e lui distruggerà l'amore per liberarsi da quel senso soffocante di non contare nulla. La sua rinascita arriva sotto forma di una carota surgelata. In quella carota vi ha riposto l'amore perduto e quel che di più nocivo c'era nella sua vita. In quella carota ha messo la sua età ribelle per poter crescere. Solo disfandosi di quella carota potrà maturare e sentirsi, finalmente, una persona libera. Soprattutto dalla rabbia e dall'amarezza che lo hanno accompagnato per anni.

Consigliato se si ama il punk, il grunge, se in questi anni si vuole assaggiare un po' la vita di quei ragazzi autodistruttivi, di quella generazione che voleva distruggere il mondo e che, invece, distruggeva se stessa. Consigliato a chi vuole anche solo prendere una boccata d'aria da lettura più impegnative.

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