John Irving - Le regole della casa del sidro


John Irving, scrittore e sceneggiatore americano, si serve delle sue conoscenze per dar vita a questo romanzo dai toni dickensiani. Attinge al lavoro di suo nonno, primario alla Maternità di Boston e docente di ostetricia ad Harvard per la stesura di questo romanzo che può essere considerato come un manifesto per i diritti delle donne.
«Se l'aborto fosse legale, tu potresti rifiutarti - anzi, date le tue convinzioni, dovresti rifiutare di eseguirli. Ma dal momento che sono contro la legge, come puoi dire di no? Come puoi riservarti il diritto di scelta in materia quando vi sono tante e tante donne che non hanno la libertà di scegliere, esse stesse? Le donne non hanno scelta. So che sai che non è giusto, ma come puoi, tu - proprio tu, fra tutti - COME PUOI RITENERTI LIBERO DI SCEGLIERE DI NON AIUTARE CHI NON È LIBERO DI OTTENERE ALTRO AIUTO? Tu devi aiutarle perché sai come fare. Pensa, chi le aiuterebbe se ti rifiuti tu?»
Un romanzo che parla di aborto, di abbandoni, di delusioni, di donne che devono avere una scelta. Non lo fa con termini di rimprovero o con modi moralisti. Lo fa con la voglia e l'intenzione di sensibilizzare, denunciare, lottare per ottenere la possibilità di scegliere. 
E come lo fa?
Lo fa attraverso la storia dell'orfano Homer Wells, che ricorda, in molti passaggi, il classico picaro di un certo tipo di letteratura spagnola.

Trama:
E' la storia di Homer Wells, un ragazzo dall'animo ricco di sentimenti e ideali cresciuto nell'orfanotrofio di St. Cloud's nel Maine, e del medico-padre Wilbur Larch, che accoglie nel suo istituto neonati abbandonati e fa abortire povere donne che altrimenti finirebbero nelle mani di macellai. Larch educa il giovane e gli insegna la professione, nella speranza che un giorno prenda il suo posto. Homer preferisce seguire la propria via lavorando in una fattoria dove si produce sidro. Si renderà ben presto conto che non conosce nulla del mondo dei grandi, e che dovrà affrontare dolori, asperità e percorrere molta strada per capire le regole della vita.
Queste seicento e qualcosa pagine di narrazione sono ambientate nel Maine negli anni '40. Seguiamo la crescita, l'istruzione e i valori di Homer Wells nel corso tempo, fino agli anni '50 inoltrati. Homer ha passato i suoi primi venticinque anni di vita - circa - in orfanotrofio. Alcune famiglie avevano provato ad adottarlo, ma non è mai finita bene e, alla fine, Homer stesso decise che la sua casa era l'orfanotrofio di St. Cloud's. I suoi genitori: il ginecologo Wilbur Larch e Nurse Edna e Nurse Angela. I suoi fratelli: gli altri orfani, sia del reparto maschile che di quello femminile. Homer è stato istruito, sa leggere, sa scrivere e a sedici anni è diventato un ottimo ostetrico, in grado di praticare aborti. Questo grazie al dottor Larch.

Ci troviamo in periodo storico, nel romanzo, in cui gli aborti sono illegali. Se una donna voleva abortire doveva rivolgersi ad un medico che lo faceva clandestinamente oppure procurarselo da sé. In moltissimi casi il risultato era lo stesso: la donna moriva. Come diceva Larch: sovente le donne finivano nelle mani di macellai. Larch era diverso. Larch dava una scelta senza giudicare e, quando doveva procurare un aborto, lo faceva con le procedure mediche atte a salvaguardare la salute della donna. 

Nelle tante digressioni presenti nel romanzo veniamo a conoscenza di come Larch sia diventato un medico e di come abbia deciso di diventare abortista. Non ha mai messo le sue opinioni a riguardo prima della scelta di una donna che voleva abortire. Ed è ciò che cerca di insegnare ad Homer, anche quando quest'ultimo si ribella e prende la decisione di non effettuare mai più aborti. Homer rispetta il lavoro di Larch, la scelte delle donne che raggiungono St. Cloud's per abortire in tutta sicurezza - seppur di nascosto, vista l'illegalità - ma personalmente non vuole più praticarli. Per lui, un orfano che non è mai stato adottato, "c'è sempre un po' di speranza ed è meglio di niente". Ovviamente questa decisione ha creato dei dissapori tra lui e il dottor Larch. 


«Forse possiamo sperare in un futuro più illuminato, in cui le donne avranno il diritto di abortire, quando non vogliono mettere al mondo un figlio - ma ci saranno sempre alcune donne non istruite, confuse, spaventate. Anche in tempi illuminati, dei bambini indesiderati nasceranno.»

Homer ha sempre avuto coscienza di essere tra questi indesiderati. Per un motivo o per l'altro, si è ritrovato a crescere a St. Cloud's insieme ad altri indesiderati. Lui stesso ne ha cresciuti altrettanti. Era una piccola grande famiglia con le sue regole. Ogni famiglia le ha. E anche i luoghi. Ben presto lo scoprirà anche Homer. Ovunque fosse andato, avrebbe trovato regole che non sempre avrebbe capito, non sempre avrebbe condiviso, ma che avrebbe rispettato. Così come i pensieri. Finché questi pensieri non minacciavano di ledere qualcuno. Finché una donna troppo spaventata non decideva di abortire da sé o di rivolgersi a qualcuno che si sapeva essere un "macellaio" con la vita di tante donne sulla coscienza. Lasciarsi alle spalle il "lavoro del Signore e quello del Diavolo" era ciò che desiderava, ma una persona cresciuta in modo da essere «utile», come dovevano esserlo gli orfani cresciuti dal dottor Larch, poteva davvero allontanarsi dalle sue responsabilità? E se sì, a che prezzo? Lo scoprirà alla «Casa del Sidro». Homer si è buttato nel mondo senza paracadute e l'atterraggio non è stato dei migliori, nonostante egli abbia imparato a sopravvivere, anche sbagliando. Ma la sua morale, la sua condotta, si sono scontrate con ciò che ha trovato al di fuori dell'orfanotrofio. 

«Quel tanto di ipocrisia che aveva riscontrato nella vita sociale aveva molto turbato Homer: la gente, persino le brave persone, facevano un sacco di critiche a qualcuno con cui si mostravano poi perfettamente affabili». 

Questo picaro americano è cresciuto nel romanzo (un romanzo che possiamo tranquillamente considerare di formazione e non solo per il protagonista, ma anche per i lettori), si è scontrato con l'ignoto di una realtà da cui era stato tutto sommato protetto. Si è rifugiato in Dickens quando si è sentito spaesato, ma ben presto la vita ha presentato il suo conto e alla fine Homer ha dovuto capire che a quelle responsabilità, che gli aveva "urlato" Larch tramite lettera, non poteva proprio sottrarsi. Nemmeno quando si è trovato così lontano da quel luogo in cui si praticavano gli aborti. 


«L'aveva udita dire, tante volte, che una società per la quale l'aborto era fuori legge era una società che approva la violenza contro le donne; che rendere illegale l'aborto era una ipocrita forma di violenza contro le donne - era un modo per sancire legalmente la violenza contro le donne». 

Noi lettori siamo Homer. Irving vuole farci riflettere, vuole responsabilizzarci. Anche se non siamo d'accordo, non dobbiamo ostacolare: perché più che far del bene, le nostre prese di posizione possono fare esclusivamente del male. E attraverso gli occhi di Homer, Irving ci invita a capire proprio questo: lottare per garantire dei diritti, anche se non si condividono determinate scelte. Irving ci mostra le sfumature della vita, ci mostra come ogni situazione sia diversa dall'altra, ci insegna a non giudicare e ad aiutare se possibile. 

Questo romanzo narra la realtà attraverso i suoi personaggi fittizi. La condizione delle donne di quegli anni è rappresentata in modo crudo, reale e duro, perché così era. Si parte dagli inizi del Novecento e si arriva a poco più di metà di quel secolo. In cinquanta e qualcosa anni, Irving ci fa vedere che non c'è stato nessun cambiamento. 

Trovo che questo manifesto delle scelte (qualsiasi scelta: quella di rimanere o di restare, quella di abortire, quella di portare a termine la gravidanza, quella di lasciare un bambino in orfanotrofio o tenerlo, quella di tornare a casa - qualsiasi essa sia) sia incredibilmente attuale. Ancora oggi, nel 2018, ci sono persone che vorrebbero negare l'aborto, perché sono contro ad esso, negando così dei diritti. E negare questi diritti, proprio come mostra tragicamente questo romanzo scritto nel 1985, non responsabilizza automaticamente le donne nel praticare sesso sicuro e quant'altro. Come dice Larch: ci saranno sempre donne che non vogliono avere una gravidanza indesiderata. 

«Le regole della casa del sidro», comunque, non è solo questo. Mi sono concentrata su questo punto perché è il tema predominante del libro, il suo leitmotiv, e non poteva (non doveva) essere ignorato. Il romanzo, al suo interno, contiene molto di più, ma questo dovete scoprirlo voi lettori, perché è una cornice che non voglio assolutamente anticiparvi per non rovinarvela.

Consiglio caldamente la lettura di questo romanzo. Irving usa, durante la narrazione, una gradevole ironia, non si perde in toni moralisti o paternali. Non si perde in prediche. Narra e usa anche molte digressioni per darci un quadro completo del contesto, della storia della società e della caratterizzazione dei personaggi. Cosa che il film non fa. Per quanto possa essere gradevole alla visione, ho trovato la trasposizione del romanzo molto debole e molto frettolosa. 


  • Editore: Bompiani
  • Collana: Tascabili Narrativa
  • Traduttore: Paolini, Pier Francesco
  • Copertina: Brossura
  • Dimensione: 13x19.8cm
  • Lingua: Italiano
  • ISBN - EAN: 9788845293214
  • Data di pubblicazione: 2017
  • Prima edizione: febbraio 2017










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