John Steinbeck e il realismo americano






John Steinbeck avrebbe compiuto oggi 115 anni.

Nato a Salinas il 27 febbraio del 1902, è uno dei massimi esponenti della letteratura Nord Americana, il suo realismo è stato ampiamente criticato, censurato, bollato come propaganda comunista. La sua era una opera di denuncia e mirava a illustrare e narrare un certo tipo di società americana. La sua condizione economica, infatti, non solo lo costrinse ad abbandonare gli studi ad un passo dalla laurea, ma anche a svolgere ogni tipo di lavoro. E proprio questi lavori occasionali lo misero a contatto con un certo tipo di realtà e ambiente, che lo influenzarono nel suo lavoro e nelle sue opere: si è ben lontani dall'idea di self-made man data dal Gatsby di Fitzgerald. Si è in una dimensione tragica, a tratti epica, che però, nonostante tutto, nutre sempre speranza. La speranza necessaria a sopravvivere, a tirare avanti, a cercare solidarietà.

Giornalista ai suoi esordi, lavorò a New York che era il centro della vita intellettuale statunitense. Questa esperienza, però, durò poco e fece poi ritorno in California (a tal proposito scrisse Come si diventa newyorkesi).

Fu anche uno degli esponenti della Generazione Perduta. La Lost Generaton vanta esponenti come Hemingway, Scott Fitzgerald, Pessoa, T.S. Eliot, Henry Miller ed Ezra Pound, tanto per citarne qualcuno. Definizione resa popolare proprio da Hemingway nel suo romanzo Fiesta, si riferisce ad un gruppo che raggiunse la maggiore età durante la prima guerra mondiale. Ernest prese questo termine da un meccanico che stava aggiustando l'auto della sua mentore e scrittrice Gertrude Stein (di cui consiglio Three Lives): quando un giovane meccanico del garage non riuscì a riparare l'auto, il proprietario dell'officina gli urlò dietro, in francese, "siete tutta una génération perdue". Questo episodio venne raccontato dalla Stein ad Hemingway e sottolineò come tutti loro giovani che avevano prestato servizio in guerra fossero una "generazione perduta".

Vincitore del Premio Nobel nel 1962 per "le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l'umore sensibile e la percezione sociale acuta". 

Vi lascio con due articoli che ho scritto nei mesi passati: 


2. Furore

Romanziere, saggista e giornalista, la sua bibliografia è davvero ampia!

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