Joe Lansdale - Il Ciclo del Drive-In

Joe Lansdale il Ciclo del drive-in.

Prima opera letteraria di Lansdale, composta da:

1) IL DRIVE-IN (1988) 4*
2) IL GIORNO DEI DINOSAURI (1989) 5*
3) LA NOTTE DEL DRIVE-IN 3: LA GITA PER TURISTI (2005) 3.5*

I primi due romanzi della trilogia sono stati pubblicati, in Italia, nel 1998, in un unico volume: "LA NOTTE DEL DRIVE-IN".

Personalmente, ho letto la raccolta contenente i tre volumi, senza interruzioni di lettura. Anche volendo, sono talmente coinvolgenti che spezzarli sarebbe stato impossibile, ma anche un vero peccato.






Horror e fantascienza che incontrano umorismo e grottesco per creare qualcosa di peculiare. Per approcciarsi a questa storia in tre atti bisogna dimenticarsi ogni logica e lasciarsi trasportare dal completo nosense. Romanzi che diventano horror di "serie b" per parodiare i "b-movie" horror che venivano trasmessi nei drive-in e in tv negli anni '80. E Lansdale non riesce solo a parodiarli, ma anche a creare una storia che, nella sua assurdità, offre moltissimi spunti di riflessione, soprattutto nel secondo libro.

Se nel primo ci troviamo di fronte ad una umanità al collasso, che deve affrontare uno "scenario post-apocalittico", con tanto di "sovrano assoluto" che cerca di sostituirsi a Dio (il Re del Popcorn); nel secondo romanzo si cambia scenario (così come nel terzo, dopotutto) e si affrontano anche temi quali l'influenza di tv e religione, la violenza tra le mura domestiche, le punizioni corporali e l'inquinamento ambientale, la deforestazione, eccetera, per mano dell'uomo.

Non esiste nulla come una foresta vergine in gradi di suscitare negli esseri umani il bisogno di abbattere alberi, calpestare l'erba, uccidere animali, spargere in giro lattine di birra.

Il terzo libro mostra l'essere stato scritto quasi una ventina d'anni dopo (2005). E' delirante, più improntato sul grottesco che sull'horror vero e proprio, anche se il genere di fondo è sempre quello (condito dalla fantascienza, come già detto). Crea anche più ansia rispetto ai due precedenti, ma l'ho trovato meno divertente e meno brillante (non per questo meno bello); e lascia anche spazio all'amicizia e all'amore (se si può definire tale in un mondo e in un contesto come quello del romanzo).

Al chiarore lunare diedi una bella occhiata al viso di Reba. Nella penombra lo sporco non si vedeva la trovai piuttosto attraente. 
Certo, come dice il proverbio, tutto sembra più bello all'ora di chiusura, quando sei vicino alla morte. Ma lei mi sembrava proprio bella. La guardai dormire a lungo, coltivando fantasie erotiche, tutte un po' estreme, e mi piaceva il modo in cui il suo petto saliva e scendeva, e il modo in cui si era addormentata, con le gambe raccolte, le mani tra le cosce e un sorriso sulle labbra. Magari anche lei pensava a qualcosa di piacevole, anche se probabilmente non si trattava di me.
Forse aveva appena finito di praticare la danza delle vergini e delle vedove, e si era liberata dalle brutte associazioni di idee e vagava libera in una luce morbida, dove poteva assaporare buone emozioni e sentirsi bene. Speravo che fosse così. Tutti noi meritavamo di sentirci bene.

Il finale è un finale non-finale. Forse, seguendo le vicende nella loro interezza, è l'unico "the end" che questa trilogia potesse avere. Mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, ma anche un sorriso.

Di quest'opera mi sono piaciute, soprattutto, alcune cose:

1) ogni libro ha il suo "villain";
2) "Il giorno dei dinosauri" (secondo libro) ha tantissime frasi degne di nota e che vale la pena appuntarsi (anche per gli spunti di riflessione che offrono);
3) l'incredibile quantità di trash (dinosauri con problemi di flatulenza, per nominarne una);
4) la voglia di vivere, nonostante i momenti di cedimento, dei protagonisti e il loro legame che diventa sempre più forte.

Una costante: il degrado della natura umana. E' estremizzato, ma nella sua esagerazione è incredibilmente reale e spaventoso.

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