Happy Birthday Mr King

Approfitto di questo giorno per pubblicare una vecchia recensione che però non andrà nel "Ciclo Vecchie Recensioni", ma in un project a parte, tutto dedicato a Stephen King.
Il progetto si chiamerà "Il Re del Mese": per spiegare meglio, mi prefisserò di leggere e, di conseguenza recensire, un libro di King al mese. Per adesso ho alcune recensioni "vecchie" da pubblicare e quella di settembre la troverete in questo post. Penso sia un modo stimolante per leggere la sua immensa bibliografia. Purtroppo non ho iniziato a leggerlo in ordine di pubblicazione, quindi le prime recensioni che verranno pubblicate saranno sia di romanzi più datati che più recenti.

Per festeggiare il Suo compleanno, ho scelto la recensione di IT, un must. L'ho riletto di recente, dopo dieci anni dalla prima rilettura, così ho la mente più fresca e posso inserire dettagli che anni addietro non avevo colto o, semplicemente, non ricordavo.


                                                       
Innanzitutto, voglio premettere che, per me, questo libro è un capolavoro. Un viaggio. La mole spaventa, non si può di certo negare e, in alcuni punti, la lettura appare un po' pesantuccia (per me è stata noiosa la parte in cui si parlava dell'omicidio del ragazzo gay, che, tra l'altro, avevo anche rimosso dai ricordi della lettura precedente), ma appena ingrana ti cattura e non ti lascia più. E, da una pagina all'altra, da una riga all'altra, ti senti catapultato a Derry, ti ritrovi a scappare da Henry Bowers e da It insieme ai Perdenti e ti rendi conto che, a tua volta, anche nella tua infanzia ti sei trovato ad essere un po' un Perdente.
Ho detto che è un viaggio perché penso che sia davvero il viaggio dall'infanzia all'età adulta. La crescita, il dimenticarsi di essere stati bambini e tutto ciò che ne comporta, dimenticarsi del passato e dei migliori amici. Dimenticarsi delle cose brutte, che sia It, un padre manesco, un fratellino morto. Il ritorno della consapevolezza di ciò che si era e il dover affrontare ciò che si è lasciato alle spalle, paura compresa. Anche se credo che la paura sia solo il contorno, perché tutto ruota intorno alla fantasia, al credere all'impossibile e all'irrazionale come solo da bambini si riesce a fare, all'amicizia. Un sentimento che ha legato i protagonisti con un filo invisibile (che si ritroverà ne L'Acchiappasogni in un certo modo) anche a distanza di trent'anni e di chilometri. Un sentimento che li ha aiutati a superare le difficoltà dell'infanzia, di una famiglia problematica, e a contrastare il bullismo (un tema tutt'ora attuale e grave), battendosi per sé stessi e per i propri amici. Ho sempre invidiato il modo in cui King descrive i bambini, i loro legami, le loro avventure, i loro primi amori e le loro prime gelosie. C'è sempre una forte lealtà, un forte rispetto tra loro e riaffiora anche dopo tre decenni di separazione. A parer mio, sono proprio tutti questi gli elementi che rendono "It" un vero e proprio capolavoro della letteratura contemporanea. 
Vorrei spendere anche qualche parola sullo stile di narrazione: King è sempre criticato per le immense descrizioni, pagine e pagine di parole. In questo caso, secondo me, erano fondamentali per rendere il romanzo al meglio. Ci ha fatto immedesimare nei sette protagonisti, ma non solo: noi eravamo l'ottavo bambino che correva al fianco di Eddie, Ben, Beverly, Stan L'Uomo, Mike e Richie al seguito di Billy Tartaglia, il capo, mentre sfrecciava su Silver, la sua enorme bicicletta.

E' possibile, in un certo senso, considerarlo anche un romanzo di formazione? Non lo so, ma so per certo che ne consiglio la lettura. E' uno di quei libri che DEVE essere letto.

E, detto questo, Buon Compleanno Stephen King!

"Uno dei miei compiti in quanto scrittore è quello di assalire le vostre emozioni e forse di aggredirvi – e per far questo uso tutti gli strumenti disponibili. Forse sarà per spaventarvi a morte, ma potrebbe anche essere per prendervi in modo più subdolo, per farvi sentire tristi. Riuscire a farvi sentire tristi è positivo. Riuscire a farvi ridere è positivo. Farvi urlare, ridere, piangere, non mi importa, ma coinvolgervi, farvi fare qualcosa di più che mettere il libro nello scaffale dicendo: "Ne ho finito un altro", senza nessuna reazione. Questa è una cosa che odio. Voglio che sappiate che io c'ero"

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